Parrocchia di S.M.Maggiore
feriale 8.30 19.00
festive 8.30-10-11.15 18.00
festiva 13.00 (in_inglese)
prefestiva 18.00

Parrocchia di Cristo Risorto
feriali 8.30
prefestiva 18.30
festivo 8.30 - 10.30 18.30

Santuario Perpetuo Soccorso
feriale 6.30 - 7.30 - 9.00 19.00
prefestiva 18.00
festive 6.30-8.30-10.00-11.30 19.00

Parr. di S.G.Battista
feriale 8.00
prefestiva 19.00
festive 8.00-10.30

Chiesa di San Rocco

Chiesa di S.Valentino

Chiesa di San Salvar

Centro Anziani IPAB
sabato 16.30

Cappella Ospedale
Domenica e festività 9.30

Chiesa di San Salvar


La Chiesa di San Salvar

A ovest, poco fuori il paese, in posizione appena elevata, sulla destra della strada per chi va verso Palazzolo, si trova la chiesa di San Salvar. La tradizione, iniziatasi con gli studi di mons. Angelo Bacilieri, ritiene questa chiesa come la più antica: pieve e prima parrocchiale. Il titolo di San Salvatore è un elemento a favore dell’antichità di questa chiesa, dato che forse è il più diffuso delle chiese di età longobarda del VII e VIII secolo: a San Salvatore sono dedicate chiese a Brescia (753), a Spoleto, a Capua e in numerosi centri minori anche nel veronese. Altri segni della veneranda età di San Salvar affiorano qua e là nella struttura e nelle suppellettili L’utilizzo, come base forse di un’acquasantiera poi asportata, di una stele a base quadrata alta circa un metro con un’iscrizione romana, e la trasformazione in fonte battesimale bivase di una seconda grande pietra romana. Nelle chiese del VI, VII, VIII e IX secolo le colonne sono quasi sempre diverse l’una dall’altra proprio perché provengono dalla spoliazione di edifici antichi diversi. Anche per questo, credo, si pensa che la stele di Aquitanius e la grande pietra romana da cui fu tratto il fonte battesimale a doppia vasca, siano state reperite o in loco o poco lontano; deducendo quindi l’esistenza, nella zona della Chiesa, di un antichissimo abitato, addirittura di epoca romana. La chiesa consisteva in un’aula lunga 18 m e larga 8, la copertura a capriate in legno poggiava direttamente sui muri a una altezza di imposta di 5 m, era quindi più bassa di quasi due metri rispetto all’attuale. I muri erano presumibilmente, sia all’esterno sia all’interno, privi di intonaco. L’abside e l’altare guardavano a oriente, cioè verso Gerusalemme, luogo del tempio di Salomone, luogo della passione morte e resurrezione di Cristo. Nei primi anni del ’500 fu alzata di circa due metri l’imposta del tetto, all’interno furono alzati dei barbacani a rinforzo della parete nord, furono decorate le pareti. Nel 1630, l’anno della grande peste, probabilmente fu scialbato tutto l’intonaco interno. Negli anni tra il 1836 e il 1838 la chiesa fu profondamente stravolta nelle strutture e nello spirito. Fu invertito l’orientamento: la facciata fu ricostruita a oriente e l’abside con l’altare a occidente. Due finestre furono aperte nella nuova facciata. Vennero chiuse le finestrelle dei muri perimetrali e l’occhio che sovrastava l’entrata. Attualmente, per tutto ciò, la chiesa di San Salvar è una anonima costruzione spogliata della sua spiritualità, cioè della sua temporalità, della sua storia. La chiesa è diventata insignificante, nel senso che ha perduto ogni significato. Nessuno se ne curò più e incominciò lo sfacelo: si sollevò il pavimento, caddero i legni del soffitto, si divelsero porte e finestre, i muri persero consistenza; non fu più al riparo dalla polvere, dall’acqua, dal vento, si accumularono calcinacci e sporcizia; l’ignoranza dei vandali aiutò il degrado; all’esterno era ormai circondata e quasi invasa da sterpaglie e, come afferma il Bacilieri nel suo colto italiano, da bronchi. Ora, per le lodevoli iniziative degli amanti della storia locale e delle amministrazioni più sensibili, la chiesa di San Salvar è tornata a un certo decoro.